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Musei Civici di Arte Antica
Comune di Ferrara

Un esempio di sintonia fra spazio espositivo e opere: le sale di Palazzo Bonacossi e il museo Riminaldi


 

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Musei Civici di Arte Antica
 

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Un esempio di sintonia fra spazio espositivo e opere: le sale di Palazzo Bonacossi e il museo Riminaldi
Elisabetta Lopresti

Lo scalone di Palazzo BonacossiPalazzo Bonacossi si affaccia su Via Cisterna del Follo, così denominata poiché anticamente era attiva in quella zona una “cisterna “ adibita al lavaggio e alla “follatura” della lana.

Costruito nel 1469 e assegnato da Borso d’Este a Diotisalvi Nerone, era in origine costituito da un corpo a un solo piano con una torre centrale che al suo interno conserva ancora oggi l’unico soffitto ligneo policromo con le imprese di Borso d’Este e lo stemma dei Nerone. Successivamente il palazzo passò prima a Sigismondo Cantelmo, poi alla famiglia d’Este.
Per volere di Gurone d’Este nel 1533 si realizzò il grande cortile interno, tradizionalmente attribuito a Gerolamo da Carpi, mentre nel 1572 Francesco, figlio del duca Alfonso I e di Lucrezia Borgia, marchese di Massalombarda, con l’intento di unire la nuova proprietà con l’adiacente palazzina donata alla figlia Marfisa, creò un apparato architettonico- scenografico in cui Bonacossi funzionava da “cerniera” fra la delizia di Schifanoia e la Palazzina di Marfisa.
Nel 1643 gli eredi di Marfisa d’Este cedettero il palazzo ai Bonacossi, ai quali rimarrà per oltre due secoli e mezzo. Fu un periodo di consistenti cambiamenti che interessarono la struttura architettonica esterna e gran parte degli spazi interni. Nelle sale che oggi ospitano il Museo Riminaldi, la maggioranza dei soffitti cinquecenteschi nel corso del Seicento e del Settecento vennero occultati da fastose decorazioni barocche affini a quelle di altre residenze ferraresi come i Palazzoi Bevilacqua-Massari, Nagliati-Braghini, Crema, o di edifici pubblici come Palazzo Paradiso. Artisti come Migliari, Santi, Giani o i fratelli Vallini crearono allora arditi giochi architettonici animati da scene allegoriche, mirabilmente fusi in un unico armonioso apparato decorativo.

A Bonacossi le decorazioni al primo piano sono interrotte da un piccolo e prezioso ambiente, denominato“Sala degli stucchi e degli specchi” che il recente restauro ha riportato ad una migliore lettura; è molto simile a una delle antiche sale di Palazzo Ludovico il Moro, purtroppo distrutta nel 1935.

Raffinati affreschi decorano le ampie sale del piano nobile, dove troviamo anche un bel repertorio di temi classici realizzati con eleganti altorilievi in stucco.

Nel corso dell’Ottocento furono apportati ulteriori e parziali modifiche. Dal 1911, quando il Palazzo venne acquistato dal Comune di Ferrara, si diede corso a un intervento di riordino generale; sotto la direzione artistica di Giuseppe Agnelli, il pittore e decoratore ferrarese Augusto Pagliarini, già attivo alla Palazzina Marfisa, condusse con grande sensibilità e sapiente mestiere interventi di restauro e nuovi lavori, ricostituendo, grazie ad una misurata rilettura dell’assetto compositivo, l’antico legame decorativo con la delizia di Schifanoia e la residenza di Marfisa d’Este.

L’edificio fu molto compromesso dai bombardamenti dell’ultima guerra. I problemi statici ed il forte degrado che caratterizzarono il palazzo nei primi del Novecento furono risarciti con lavori iniziati nel 1989 e ultimati nel 2000. Questo progetto, seppur nel rispetto dell’antico assetto, ha cercato di adeguare gli ambienti tipici di una nobile residenza alle nuove vocazioni funzionali dell’edificio, adottando soluzioni spaziali e di arredo adeguate ad ospitare il centro direzionale dei Musei Civici d’Arte Antica, in cui coesistono pubblici uffici, servizi di documentazione come la biblioteca d’arte e la fototeca, e sale espositive in cui trova visibilità il consistente patrimonio storico e artistico di pertinenza dei Musei di Arte Antica che per lungo tempo era rimasto celato al pubblico.
 
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