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Musei Civici di Arte Antica
Comune di Ferrara

L’universo dell’opera


 

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Musei Civici di Arte Antica
 

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L’universo dell’opera
Carlo Dell’Amico

L'universo dell'opera. Carlo Dell'Amico

Palazzo Schifanoia nelle sale delle collezioni civiche e all’interno del Salone dei Mesi ospita la mostra personale di Carlo Dell’Amico.

Il tema dominante dell’esposizione nelle istallazioni di gabbie d’acciaio con al centro radici tenute in sospensione da fili o tiranti metallici, sembra vivere un particolare rapporto osmotico con queste allegorie dell’esistenza e più che in chiave divinatoria vengono rilette come un mondo eroico, che ha fondamenta nella vita inconscia dell’uomo, ricercatore instancabile delle “parole dei misteri” e con l’aspetto germinale di questa ricerca.
Le opere dell’artista sono disposte, all’interno delle collezioni civiche d’arte e archeologia, dove il creato ricreato e tutto l’“arcobaleno” di “colori vibranti” che è in noi procede nel flusso luminoso.

Dell’Amico, le cui installazioni sostenute da invisibili geometrie, talvolta inscritte nella griglia nascente dal palindromo del SATOR, segmenti riconducibili alla divina proporzione, sfera anch’essa di un modo per comprendere le corrispondenze celesti, usa i complessi segni naturali, radici capovolte o contrapposte e taglia queste all’altezza del pleroma, termine dal duplice significato, apice delle stesse e pienezza dell’essere, limite o soglia della coscienza tra superiore e inferiore. Le opere dell’artista contrapposte alle rappresentazioni dell’ “officina” ferrarese del ‘400 indipendentemente dalle finalità storiche, propagandistiche in esse contenute, creano un vuoto nello spazio che le separa dove non esistono forme, spazio di quell’osmosi dove solo procede un flusso indescrivibile luminoso.

Per questa mostra Carlo Dell’Amico ha realizzato un Libro d’artista stampato in serie limitata, in bicromia blu/nero come luce lunare, oltre ad interventi successivi. “Plenilunio” parola iniziale del libro, ci introduce in questo “percorso” notturno della vita, in cui ogni immagine è frammento del tutto e intercambiabile, dove tutto è proiettato nell’infinità. Contiene lavori in itinere e di anni precedenti, le fasi progettuali come consuetudine dell’artista, anche in questo caso assumono una propria autonomia.
Il libro d’artista è accompagnato da un testo di Angelo Andreotti, in alcune pagine Dell’Amico ha scelto di inserire frammenti di scritti: Henry Corbin, L’immagine del tempio, Annie Besant, Il potere del pensiero, Eliphas Levi, Il rituale dell’alta magia. L’artista crea delle pagine prendendo ogni singola rappresentazione dei Mesi trasformandola e distorcendola in un semicerchio, essendo diviso ogni affresco in tre parti (quello delle attività umane in basso, i segni zodiacali al centro, e il trionfo della parte divina in alto) ne consegue che si costituirà una “visione” centrifuga. Dalla vita umana o di corte che in questo caso è posta al centro e le successive fasi all’esterno del cerchio verso quell’ineffabile infinità. Dell’Amico usa le raffigurazioni dei sette Mesi ancora intatti, ma anche per uno specifico di questo numero, per elaborare il suo intervento e applica nel libro d’artista la crescita di quell’albero sradicato fino a raggiungere nel suo capovolgimento lo spazio di quella luce indescrivibile. Con le due radici contrapposte, mostra due punti di vista diversi e complementari, se si guarda dal basso o dall’alto, significa porsi dal punto di vista della manifestazione oppure da quello del principio.

Un piano di “riflessione” cioè un immagine rovesciata per analogia quindi se supponiamo quest’albero elevato al di sopra di quelle acque celesti, quello che vediamo è la sua immagine rovesciata con radici in alto e rami in basso.

Ufficio stampa
Samanta Retini tel. 333-9399810
solubile.opera@live.com

Per informazioni
Call Center Ferrara Mostre e Musei
tel. 0532 244949 - fax 0532 203064
diamanti@comune.fe.it
 
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