Nel carteggio intrattenuto con il Consiglio dell’Università Riminaldi, parlando del Museo, non perde occasione per riferirsi all’esperienza romana in quegli anni all’avanguardia.
Si pensi alla Villa che il cardinale Alessandro Albani si fece progettare da Carlo Marchionni nel 1746, alla quale, avvalendosi della consulenza di Winckelmann, diede un assetto museale dal progetto unitario che teneva in debita considerazione l’edificio, le opere, il parco.
Ma se Villa Albani resta una collezione privata aperta al pubblico, il Museo Pio Clementino (1769-1771) viene progettato invece con consapevolezze e finalità tipiche di una moderna istituzione pubblica.
Anche Riminaldi partecipa a questi fermenti culturali, concorrendo alla fondazione della Scuola del Nudo in Campidoglio voluta da Benedetto XIV, della quale ne ha formulato «le regole, le leggi dei premi, ed i modi suggeriti per la dotazione, con cui si sostiene, e fiorisce così grande utilissimo Istituto» (28.8.1771). La coesistenza nel medesimo Palazzo Paradiso di un Scuola del Disegno e di un Museo, spinge Riminaldi a insistere spesso sulle differenti finalità dei due istituti, l’uno destinato all’educazione, l’altro alla conservazione di «raccolte fatte alla erudizione» (4.12.1779).
Sulla base di questo principio, diversifica per l’uno o per l’altro i doni che via via spedisce da Roma, e che documentano un’idea di allestimento sempre consapevole al punto di non farsi mancare il gusto di accompagnare le singole spedizioni con note sulla disposizione, ragionata in riferimento al fatto che ciascuna opera andrà «accrescendo l’armonia delle parti, la dignità e il piacere della erudizione», componendo «quel tutto insieme che formano la rarità ed il merito singolare di qualunque Museo» (20.4.1782).
A regolare Villa Albani e il Pio Clementino c’è la mente di Winckelmann, e anche se non è documentato alcun rapporto tra questi e Riminaldi, è indiscutibile la frequentazione del medesimo mondo culturale se non altro attraverso la figura di Anton R. Mengs (che tradusse in pittura le teorie dello studioso tedesco), Principe di quell’Accademia di San Luca della quale il ferrarese era membro onorario, condividendo pure la partecipazione ad Arcadia. Oltretutto il dipinto che lo rappresenta cardinale, fu commissionato all’indomani della sua nomina ad Anton von Maron, allievo di Mengs e autore di un ritratto allo stesso Winckelmann.