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Musei Civici di Arte Antica
Comune di Ferrara

Civiche Memorie: il Museo di Giovanni Maria Riminaldi


 

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Museo Riminaldi
 

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Civiche Memorie: il Museo di Giovanni Maria Riminaldi
Angelo Andreotti

La memoria non è un peso che ci àncora al passato, impedendo la speditezza del nostro cammino verso il futuro. Semmai è uno strumento attraverso il quale l’individuo conserva la coscienza della propria identità, oppure attraverso il quale un insieme di individui condivide una medesima personalità collettiva: in entrambi i casi è la base per la costruzione di un futuro consapevole nel rispetto delle diversità, individuali e collettive che siano.

Su questo principio si fonda il recupero della collezione del cardinale Riminaldi promossa a Palazzo Bonacossi dai Musei Civici d’Arte Antica, che va compreso non tanto nella categoria delle mostre, ma in quella degli allestimenti museali. A dimostrarlo sono alcune caratteristiche, che di per sé arricchiscono il principio etico appena espresso con le funzioni stesse di un museo (tutela, conservazione, ricerca, divulgazione), affinché queste non siano semplici doveri istituzionali, bensì azioni diffuse in direzione di quel senso civico che, innanzi tutto, fonda e costituisce il bene di un territorio e dei suoi abitanti.

Il Museo Riminaldi nelle sale di Palazzo BonacossiVerso questa intenzione c’è sembrata rivolta un’importante mostra che nel 1985 fu allestita nella ex chiesa di San Romano (Il Museo Civico in Ferrara. Donazioni e restauri, a cura di Ranieri Varese e Anna Maria Visser Travagli), testimonianza in primo luogo dell’eterogeneità e della singolarità delle raccolte, e in secondo luogo del percorso storico della città attraverso la sensibilità civica e culturale dei propri collezionisti. Nella considerazione che il materiale custodito dai Civici Musei è parzialmente tuttora inedito e sconosciuto alla maggior parte del pubblico, c’è sembrata buona cosa sviluppare i suggerimenti di quella mostra portando alla luce il seme dei Musei d’Arte Antica di Ferrara, costituito appunto dalla collezione di Giovanni Maria Riminaldi e dalla sua idea di Museo.

Oltre alla divulgazione del materiale artistico conservato nei depositi, l’esposizione diviene così anche utile e palese pretesto per preservare nel tempo quel materiale che costituisce una delle ricchezze di Ferrara, e cioè restaurarlo, documentarlo, fotografarlo, schedarlo, studiarlo e infine pubblicarne il catalogo.

Ovviamente non si tratta soltanto di portare a conoscenza del pubblico un frammento di storia di Ferrara, ma anche di segnalare agli studiosi un capitolo (o forse un paragrafo, ma non trascurabile) di storia del collezionismo che, nel caso specifico di Riminaldi, ambisce a finalità pubbliche, anziché a solo godimento privato, e si forma attraverso un’idea di Museo che prende piede proprio in quel Settecento romano che il Cardinale ha vissuto in prima persona.

Il Museo Riminaldi nelle sale di Palazzo BonacossiCerto, si tratta di un’idea ancora acerba, ma non improvvisata e tanto meno ingenua, forse semplicemente alle origini di quello che diventerà l’attuale pensiero sul Museo.
E infatti, se la formazione di neologismi indica una necessità concettuale ed empirica acquisita e conseguentemente diffusa, bisogna attendere il 1895 per la consapevolezza di una disciplina (la museologia) che si occupa scientificamente dell’organizzazione e delle finalità del museo, e approssimarsi al 1939 perché si inizi a parlare coscientemente di una tecnica (la museografia) che si prenda cura della loro progettazione e sistemazione, sia in senso architettonico, sia in senso culturale e didattico.
 
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